Il curriculum di Loredano Rosin

Amore per il mio lavoro

 

Cresciuto alla vecchia scuola artigiana faccio parte dell’ultima generazione di maestri vetrai tradizionali, che nel bene e nel male non hanno potuto scegliere un mestiere, perchè costretti sia dalla posizione geografica, sia dalla mentalità del momento e non per ultimo dalle necessità economiche, ad entrare in fornace fin da adolescenti.

Mi rendo conto solo adesso di quanto sono stato fortunato!

Entrato in fabbrica da ragazzo, venivo assegnato alla piazza, gruppo di lavoro di quattro o cinque persone che per dieci o dodici ore al giorno lavoravano assieme davanti alla bocca del forno; i miei colleghi diventarono così la mia famiglia ed il maestro (Capo della piazza) io lo vedevo come il capo di questa famiglia.

Il mio primo maestro, Romano Zanetti detto Cocui Saor, era bravo ed umano, mi trattava più come un suo figlio che come un suo subalterno. Lo vedo ancora questo vecchio, seduto allo scanno mentre lavorava disinvolto senza paura, mentre dal forno uscivano lingue di fuoco e gli altri vetrai con le palle di vetro fuso gli giravano attorno, e lui da questo magma ricavava e creava le rose per i lampadari veneziani.

Non ebbi alcun dubbio, il mondo del vetro con le sue immagini surreali e le possibilità creative mi aveva affascinato, volevo diventare bravo come lui.

A 13 anni lavoravo più di dieci ore al giorno e, sia pre il tempo che mi mancava, che per la stanchezza che questo lavoro portava, alla fine della giornata non avevo voglia di giocare e di esprimere la mia creatività al di fuori dell’ambiente di lavoro. Così a poco a poco, quasi pre gioco, cominciai la manipolazione del materiale.

Dopo la prima esperienza, lavorai con altri maestri vetrai, prima come apprendista, poi come servente, ma mai con maestri celebri per le loro sculture in vetro, per cui imparai tutte le tecniche artigianali della tradizione muranese.

Il vetro soffiato non mi appagava, il lavorare ed il plasmare il vetro a massiccio mi attraeva; divenuto maestro, per un breve periodo, fui condizionato dalla moda dei soprammobili, che mi dava la possibilità di guadagnare, ma anche di cominciare ad applicare le tecniche di lavorazione a massiccio.

Ne 1965 mi si offerse una grossa opportunità. “La Fucina degli Angeli” cercava un giovane maestro disposto a realizzare dei progetti importanti in vetro. In quel periodo io avevo una vetreria assieme a mio fratello Mirco, ma la proposta mi affascinava, anche perchè il primo progetto da realizzare era quello delle sculture in vetro di Ninfee e Fauni disegnati da Pablo Picasso.

Da quel momento era nata la mia collaborazione con “La Fucina degli Angeli”; trasformare i disegni degli artisti famosi nel mondo in sculture in vetro era una grossa sfida, soprattutto perchè gli artisti non tenevano mai conto delle problematiche della tecnica di lavorazione del vetro, per cui per ogni opera dovevo sviluppare metodi e sistemi nuovi.

Il successo accreditatomi è dovuto soprattutto alla mia formazione tradizionale, che mi ha permesso di conoscere tutte le possibilità della materia ed il fatto di non aver avuto nessuna esperienza da altro scultore in vetro; soprattutto questa mancanza che reputo positiva, mi ha permeso di sperimentare e di innovare senza schemi fissi, la costruzione delle sculture in vetro.

Dieci anni dopo, ho avuto la possibilità di avere uno studio mio, cominciai a sviluppare i miei disegni, il modo di vedere e vivere il mondo. Nella rappresentazione preferisco il figurativo, la possibilità di rappresentare l’essere umano e i suoi sentimenti migliori: amore e amicizia, le coppie sono ricorrenti nelle mie opere, le figure sono pervase da una tensione emotiva che mantiene l’equilibrio architetturale, e questa emotività la rendo in tutte le mie sculture anche in quelle più astratte.

Io con il vetro ho un rapporto vivo, lo plasmo, lo tocco con la mia forza fisica e mentale e con questo gioco momento dopo momento diventa l’estensione della mia stessa mente fino al punto in cui il vetro stesso lo vuole. Lo Domo! Non lo violento, non lo torturo per cui lui mi risponde qunado lo plasmo e lo rendo vivo.

Loredano Rosin ha tenuto mostre personali e ha partecipato a collettive in Europa, in Giappone e nell’America del Nord. “Il presepe Incantato” che ha creato in collaborazione con l’artista siciliano Pippo Madè è stato presentato in Cattedrale di Monreale a Palermo nel 1983-84 e nella cattedrale di Assisi nel 1984-85.

Intanto Aldo Gerbino e Giudeppe di Nunno hanno scritto un libro, intitolato “Da Murano a Monreale”, che documenta la creazione e l presentazione del presepio.

Inoltre è stato invitato ad insegnare e dimostrare le tecniche delle sculture in vetro massiccio nel Venezuela, in Romania, negli Stati Uniti ed in Canada.

Nel luglio-agosto 1988, insieme al fratello Dino e all’artista del vetro americano William Morris, insegnava al primo corso di vetro massiccio mai offerto alla Pilchuck Glass School nello stato di Washington.

Nell’aprile 1989 p stato invitato a partecipare alla Glass Art Society Conferrence a Toronto, dove dimostrava la lavorazione del vetro fuso davanti ad un plubblico composto di specialisti del vetro.

Le opere eseguite da lui sono esposte nelle collezioni permanenti di alcuni tra i più importanti musei al mondo come il Museum of Fine Arts di Boston, il Museum of Modern Art di New York, il Museum of Art di Philadelphia, la Peggy Guggenheim Collection di Venezia e il Museum of Art di New Orleans.

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